15.07.2006

"I NUDIBRANCHI"

del Dott. Matteo Mari

 

 

 

Chi di noi non è rimasto incantato durante un’immersione alla vista di qualche piccola lumachina tutta colorata? Ci appaiono all’improvviso in tutto il loro splendore, magari mentre stiamo scrutando con attenzione tra gli anfratti di una parete rocciosa.

Sono i nudibranchi, organismi marini dalle forme bizzarre e piuttosto insolite che presentano colorazioni molto accese: giallo, lilla, rosso, blu notte… a tinta unica o a strisce, a puntini o a macchie dalle varie dimensioni.

Proveremo a conoscere un po’ meglio questi simpatici abitanti del mondo sommerso attraverso un percorso che si snoderà in due puntate: nella prima tratteremo in modo generale delle principali caratteristiche dell’anatomia, biologia ed ecologia di questi animali mentre nella seconda prenderemo in esame alcune delle principali specie che possiamo incontrare in Mediterraneo.

 

SISTEMATICA

 

L’ordine dei nudibranchi appartiene al Phylum dei Molluschi, quella grande categoria sistematica che comprende numerose specie animali ben conosciute ai subacquei (anche perché spesso le possiamo gustare in piatti prelibati): cozze, vongole, ostriche, seppie, polpi, calamari…

Più precisamente i nudibranchi appartengono alla sottoclasse degli Opistobranchi (cioè animali con branchie nella zona posteriore del corpo) e alla classe dei Gasteropodi (il termine sta ad indicare la presenza di un piede ventrale che costituisce una sorta di grande suola utilizzata per gli spostamenti).

L’ordine dei nudibranchi viene suddiviso in vari sottordini (Doridini, Eolidini, Dendronotini, Arminini) che a loro volta comprendono superfamiglie, famiglie, generi e specie.

Si calcola che siano presenti nei nostri mari e oceani circa 1500 specie, delle quali ne sono state riscontrate (per ora) circa 230 in Mediterraneo.

Una delle caratteristiche principali dei nudibranchi (letteralmente “animali con branchie nude”) è quella di avere una conchiglia ridotta o del tutto assente: essi pertanto risultano privi di una protezione esterna di difesa.

 

 

CARATTERISTICHE ANATOMICHE

 

Il corpo dei molluschi è organizzato abbastanza semplicemente (fig.1): anteriormente troviamo un capo (più o meno sviluppato);il piede occupa la parte posteriore e ventrale;la massa viscerale è collocata posteriormente e dorsalmente ed è coperta da un mantello.

 

 

 

 

 

I nudibranchi presentano forme molto variabili (essenzialmente riconducibili alla forma ovale e alla forma cilindrica allungata) e dimensioni che vanno da pochi millimetri ad oltre 30 centimetri (fig. 2). Questi molluschi sono dotati di occhi primitivi (fig.4) che non consentono una visione raffinata: essi sono solo in grado di far percepire all’animale le variazioni di luce. Il capo in genere è provvisto di antenne chiamate rinofori con funzione chemiorecettiva, cioè in grado di poter rilevare la presenza di sostanze chimiche presenti nell’acqua. I rinofori sono spesso di forma lamellare e possono essere retratti in speciali tasche dermiche: molto spesso posseggono delle ciglia in grado di far percepire all’animale gli spostamenti d’acqua e i cambi di pressione.

Sul capo sono presenti alcuni tentacoli che contribuiscono a fornire all’animale informazioni sull’ambiente circostante.

 

La maggior parte dei nudibranchi per gli spostamenti utilizza il piede costituito da un’ampia fascia muscolare che circonda il suo corpo che permette a questi invertebrati di strisciare sul substrato. Alcune specie sprovviste del piede utilizzano delle ciglia poste sotto il corpo che permettono di spostarsi su una scia di muco appiccicoso secreto da speciali ghiandole. Alcuni nudibranchi infine utilizzano il nuoto che avviene ondulando delicatamente le pieghe del mantello (fig.3).

 

 

 

La respirazione avviene tramite le branchie che sono esposte all’esterno e che nella maggior parte dei nudibranchi si trovano nella parte dorsale (fig.5). Alcune specie non hanno delle vere e proprie branchie ma hanno sviluppato dei prolungamenti disposti simmetricamente sul dorso che servono ad aumentare la superficie del corpo disponibile per assorbire l’ossigeno dall’acqua:queste protuberanze prendono il nome di cerata (fig.4).

 

 

                        

 

Per quello che riguarda la riproduzione ricordiamo che i nudibranchi sono ermafroditi, cioè possiedono allo stesso tempo organi sessuali maschili e femminili. Tuttavia non è possibile l’autofecondazione ma è necessario l’incontro tra due organismi ed un accoppiamento che avviene tramite il contatto tra i rispettivi lati destri dove sono posti gli organi sessuali. Una volta fecondate le uova (fig.6) vengono disposte in nastri sul substrato (uova bentoniche). Alla schiusa nasce una larva che vive per un certo periodo sotto forma di plancton prima di ridiscendere sul fondo e trasformarsi nel giovane adulto. La vita varia da poche settimane a più di un anno.

 

 

I nudibranchi, a differenza di altri opistobranchi che sono vegetariani, sono carnivori e sono estremamente specializzati nel senso che si nutrono essenzialmente di una ben determinata fonte di cibo. Generalmente i nudibranchi si nutrono di tessuti animali di spugne, idroidi, briozoi, tunicati, coralli, gorgonie, meduse, pennatulacee, anemoni e cerianti. Alcuni nudibranchi sono provvisti di placche rigide o di piccoli denti mentre altri hanno un apparato boccale molle e si nutrono inglobando la preda o secernendo particolari enzimi digestivi che disgregano la preda successivamente ingerita allo stato liquido. Alcuni nudibranchi tropicali si nutrono inoltre di alghe zooxantelle che sono presenti nei coralli: ricevendo luce (che filtra attraverso i tessuti molli dei nudibranchi) tali alghe continuano a sopravvivere all’interno dei nostri gasteropodi producendo per essi zuccheri utili per la loro alimentazione.

 

 

Per quanto riguarda i meccanismi di difesa i nudibranchi hanno sviluppato interessanti armi in grado di sopperire alla mancanza di una conchiglia esterna in grado di fornire una protezione meccanica al loro corpo come nel caso di molti altri gasteropodi. Molte specie di nudibranchi hanno nel loro interno delle cellule urticanti che vengono confinate nelle punte delle loro appendici; altri invece sono forniti di veleno o di sostanze repellenti oppure hanno il dorso ricoperto da spicole calcaree che li rendono immangiabili da parte dei predatori. Un esperimento classico consiste nel mettere un nudibranco all’interno di un acquario con altri pesci. I pesci incuriositi provano a mangiare il boccone che viene però prontamente sputato.

Alcuni nudibranchi dell’ordine degli Eolidini si nutrono di celenterati (fig. 9) e sono in grado di far passare nel loro tubo digerente le cnidocisti (Fig. 8) urticanti senza farle scattare. Esse vengono collocate all’estremità delle papille ed utilizzate all’occorrenza. Fino a qualche tempo fa si riteneva che le colorazioni accese dei nudibranchi servissero per identificare i membri di una stessa specie: ora questa teoria è stata abbandonata e si pensa che le colorazioni così accese dei nudibranchi servano per avvertire i potenziali predatori della loro pericolosità.

Accanto ad alcune specie che risaltano moltissimo rispetto all’ambiente nel quale vivono (ad esempio la Flabellina affinis) vi sono altre specie che hanno “scelto” la strada del mimetismo e presentano delle colorazioni estremamente simili al substrato sopra il quale si nutrono e vivono.

 

 

 

Concludiamo ricordando che questi splendidi organismi per via del loro regime alimentare e per la loro delicatezza non possono essere mantenuti in acquario se non per tempi molto brevi; non ci resta che immergerci e andarli a scoprire prestando molta attenzione e molta pazienza!

 

COME FOTOGRAFARLI

 

I nudibranchi sono normalmente soggetti molto piccoli e abbastanza statici: l’attrezzatura fotografica deve essere da macro, per esempio una Nikonos corredata di tubi di prolunga e ottica da 35 mm. Un rapporto 1:2 è normalmente sufficiente. In alternativa si utilizzano reflex scafandrate con ottica di 50-60 macro e attualmente si possono ottenere buoni risultati anche con macchine digitali. La profondità di campo deve essere incrementata al massimo, chiudendo il diaframma ai minimi valori. L’ideale è utilizzare per l’illuminazione due flash: il primo per illuminare il soggetto, il secondo per rischiarare le ombre nette che si formano utilizzando a distanza ravvicinata una sola fonte di luce.